I 4 MOTIVI
D’un tratto inizio a trovare tutti molto noiosi, a parte te e Vinnie. Abbiamo instaurato una relazione così stimolante, totale, libera, isterica, intima, intensa che trovo impossibile relazionarmi alle altre persone, mi lasciano del tutto indifferente. Se entra qualcun altro in casa, mi dà fastidio perché riducono la nostra comunicazione.
Marsha, cap. 19.
1. RISCOPRIRE GLI ANNI SESSANTA
Nell’estate del 1965, negli Hamptons, si respira aria di libertà. Nonostante non vengano mai descritti i luoghi della narrazione, dalle parole dei tre amici emergono passeggiate sulla spiaggia, feste improvvisate, chiacchierate notturne e cene intriganti.
La vita in condivisione con le persone più care scorre frizzante tra le pagine e ci fa sentire parte di un gruppo in cui poter essere pienamente noi stessi.
Infatti, Talk! viene introdotto dalla casa editrice 8ttoedizioni come «un unico dialogo a tre voci, serrato, irriverente e audace, in cui Marsha, Vinnie ed Emily, tre amici vicino alla trentina, si scambiano pareri, pettegolezzi, consigli sull’amore, sul sesso, sull’arte e la letteratura, sulle droghe e gli strizzacervelli. Nessun argomento è tabù per loro».
Emergono tra le pagine i valori cardine della società di quegli anni: in particolare l’indipendenza delle donne che si fanno sempre più consapevoli dei loro diritti.
Altra rappresentazione caratteristica dell’epoca è la cultura giovanile, determinata da nuovi modelli di comportamento in opposizione alle costrizioni e tradizioni repressive. I giovani, infatti, faticano a condividere gli attributi intrinseci della crescita economica tra cui l’individualismo e l’esaltazione della famiglia. I loro eroi sono i ribelli, non gli integrati nel sistema.
La sensibilità artistica in tutte le sue forme – arte, letteratura e spettacolo – non fa che tentare di dare una risposta alle condizioni ormai mutate, sfidando la concezione di opera d’arte abitualmente intesa; soprattutto per questo motivo la pop art di Andy Warhol ha come scopo quello di elevare a manifestazione artistica le mere merci di consumo.
Siamo tutti pionieri che attraversano nuove frontiere, nuove giungle, invadiamo territori psichici, sociali in modo che la gente dopo di noi potrà vivere vite migliori.
Vincent, cap. 11.
2. LA TRANSIZIONE ALLA VITA ADULTA
Come sottolinea la traduttrice Cristina Cigognini: «Talk! parla di una generazione pioniera, che ha perso ogni riferimento e se ne deve creare di nuovi, tra sperimentazioni psichedeliche, sessuali, artistiche. Letterarie».
Una generazione rappresentata da tre trentenni in grado di farsi strada nel panorama artistico del tempo – Marsha è una scrittrice, Emily un’attrice e Vinnie un pittore – e di riflettere in maniera ironica sulle icone e sugli idoli del grande pubblico, così come di osservare e discutere i cambiamenti sulle questioni di genere.
Allo stesso tempo, però, si sentono persi: vagano in una dimensione di passaggio alla vita adulta, si mostrano insicuri delle proprie scelte e cercano rassicurazione nel confronto reciproco delle esperienze personali.
Sfiduciati dalla loro attuale società, non si reputano rappresentati dalla civilizzazione, considerata del tutto “artificiale”, e hanno dubbi anche nel ritenere l’amore e la famiglia come entità innate e con un funzionamento naturale.
Di conseguenza, Marsha, Vincent ed Emily sono in un processo di costante ricerca della verità, sia nel caso in cui ciò implichi il fuggire dal reale attraverso esperienze psichedeliche, sia nel momento in cui decidono di indagare profondamente in sé stessi per mezzo dell’arte o dell’analisi introspettiva.
Credo che sessuale sia la distanza minima tra te e l’oggetto della gratificazione.
Emily, cap. 13.
3. L’EMANCIPAZIONE DELLA SESSUALITÀ
I tre amici parlano di sesso e relazioni intime senza alcun tipo di tabù, con ironia e una naturalezza libera da filtri.
Talk! è stato originariamente pubblicato nel 1968 e rappresenta a pieno l’ondata libertaria sessantottina, in cui il desiderio e la sessualità non vengono più nascosti ed emergono facilmente nei discorsi e nella comunicazione.
I movimenti del ’68 strettamente legati alla nascita del femminismo portano all’affermarsi del diritto femminile al piacere, archiviando definitivamente il concetto di famiglia tradizionale e schiudendo l’orizzonte a una possibilità di scelte alternative.
I tre protagonisti conversano in maniera disinibita di preferenze sessuali e questo aspetto della trama causa non poche problematiche nel periodo antecedente la pubblicazione, quando – come afferma la stessa editrice in un’intervista a The Paris Review – il manoscritto viene rifiutato da alcuni editori che lo definiscono “volgare”.
La stessa Linda Rosenkrantz deve scontrarsi con l’attitudine fortemente religiosa della propria famiglia che si schiera dalla parte del reverendo Sellars della chiesa parrocchiale di St. Mary a Hampton, in Inghilterra, impegnato a lanciare petizioni per far rimuovere questo “libro sessuale” dalle biblioteche locali.
Mai come oggi la rivendicazione della libertà d’espressione della propria identità risulta più attuale: stiamo assistendo a una nuova rivoluzione sociale in quanto la generazione Z è la prima a definirsi “fluida” abbattendo i pregiudizi e le etichette ancora esistenti.
Forse tu hai bisogno di quel tipo di disciplina, forse hai bisogno di qualcuno che non si arrenda a te ogni volta. I tuoi genitori ti concederebbero tre ore se fossero il tuo psichiatra.
Vincent, cap. 2.
4. LA NORMALIZZAZIONE DELLA PSICOTERAPIA
Tutti e tre i protagonisti vanno in analisi e confrontano le rispettive esperienze di seduta riuscendo a sdrammatizzare sui problemi e a comprendersi a vicenda.
C’è totale fiducia nell’intimità del loro rapporto e dimostrano così come eliminare lo stigma di vergogna nell’affrontare un percorso psicoterapeutico.
Linda Rosenkrantz si colloca a pieno nella temperie culturale degli anni Sessanta in cui il tema della psicoterapia regna sovrano nei libri e nei film più di successo all’epoca.
Il cinema americano si concentra sullo studio dei complessi psichici e sulla spettacolarizzazione della “cura” delle malattie mentali. Basti pensare al celebre regista Woody Allen che nelle sue opere tende a proiettare il proprio inconscio, creando protagonisti che hanno simili fobie e nevrosi.
Dal punto di vista letterario emergono nomi come quello dell’ispiratore del movimento psichedelico di Merry Pranksters, Ken Kesey, reso famoso tra gli autori della controcultura grazie a Qualcuno volò sul nido del cuculo pubblicato nel 1962; Thomas Pynchon, ritenuto uno dei padri della letteratura postmoderna, pubblica negli anni Sessanta capolavori densi dei più folli personaggi, infarciti di esoterismo, comicità e psicologia; lo scandaloso Philip Roth con il suo Il lamento di Portnoy del ‘69 che racconta in modo tanto ironico quanto esplicito le ossessioni sessuali di un ragazzo ebreo. A questo riguardo, Linda Rosenkrantz afferma in un’intervista a The Paris review di essere d’accordo con ciò che Roth ha dichiarato di recente circa la propria opera (uscita un anno dopo Talk):
«Rileggendo il Lamento di Portnoy quarantacinque anni dopo, sono scioccato e contento: scioccato di poter essere così sconsiderato, felice di essere stato così sconsiderato».